Scrittrici nell'ombra: gruppo di lettura sulle scrittrici dimenticate

21 gennaio 2026, dalle 18:00 alle 20:00

gruppo di lettura 

copertina di Scrittrici nell'ombra: gruppo di lettura sulle scrittrici dimenticate

4 incontri aperti un mercoledì al mese, a cura del Salotto che legge – Circolo LUA di scrittura e cultura autobiografica di Bologna e Biblioteca delle donne

L’IDEA

Sono molte le scrittrici italiane del Novecento i cui libri, pur avendo goduto di ampia popolarità, ricevuto riconoscimenti dalla critica e vinto prestigiosi premi letterari, sono scomparsi nel tempo dagli scaffali delle librerie, dalle antologie scolastiche e dalla memoria collettiva. Eppure, attraverso romanzi, memoir, poesie e saggi, queste autrici hanno ancora molto da raccontarci. Temi quali le difficoltà legate al mondo del lavoro, il sentirsi perennemente fuori posto, le contraddizioni della maternità, la cultura del possesso maschile risultano terribilmente attuali, e continuano a interrogare il nostro presente. 

Abbiamo scelto di valorizzare in particolare i romanzi a carattere (esplicitamente o velatamente) autobiografico: non solo perché ci permettono di entrare nelle esperienze personali delle autrici, ma anche perché offrono uno sguardo lucido e penetrante sulla condizione femminile nei contesti sociali, politici e culturali del loro tempo. E soprattutto ci presentano, della realtà, una lettura alternativa rispetto al “canone”, che è ancora oggi quasi esclusivamente maschile.

L’OBIETTIVO

L’obiettivo è quello di far conoscere ad un pubblico più ampio alcune di queste scrittrici “dimenticate”, trascurate, lasciate nell’ombra, attraverso un gruppo di lettura aperto a tutte e tutti.

GLI INCONTRI

I quattro incontri, ciascuno dedicato a una scrittrice, prevedono una breve introduzione bio-bibliografica seguita dalla discussione aperta su due opere dell’autrice, i cui titoli sono indicati qui sotto. Sarà possibile partecipare anche semplicemente per ascoltare.

Le scrittrici – e le curatrici degli incontri

  • Maria Messina (Daniela Faletra e Paola Forastieri)
  • Marisa Fenoglio (Mirco Ferrari e Ornella Mastrobuoni)
  • Dolores Prato (Paola Guiducci e Roberta Ballarini)
  • Marina Jarre (Lodovica Stefani, Ludovica Frangipane e Vita Maria Girardi)

LE OPERE CHE LEGGEREMO

I testi scelti delle 4 scrittrici sono reperibili in più copie presso il Catalogo del Polo Bolognese SBN UBO. Qualora il numero di copie fosse insufficiente in relazione al numero delle persone iscritte, leggeremo e rifletteremo su estratti che saranno resi disponibili in formato elettronico (pdf) o cartaceo a chi ne farà richiesta.

  • 21 gennaio: Maria Messina, La casa nel vicolo (1921) e L’amore negato (1928)
  • 11 febbraio: Marisa Fenoglio, Casa Fenoglio (1995) e Vivere altrove (1997)
  • 4 marzo: Dolores Prato, Giù la piazza non c’è nessuno (1980/1997)
  • 25 marzo: Marina Jarre, Negli occhi di una ragazza (1971) e I padri lontani (1987)

biografie

Maria Messina (Palermo, 1887 – Pistoia, 1944), autodidatta, cresciuta quasi reclusa tra le mura domestiche, iniziò a scrivere giovanissima, sostenuta dal fratello che per primo credette nel suo talento. Esordì con raccolte di novelle nello stile “verghiano” – Pettini fini e altre novelle (1909) e Piccoli gorghi (1911), dedicata proprio a Verga – con il quale intrattenne, tra il 1909 e il 1919, un fitto scambio epistolare. Vi prendono vita personaggi sommersi dai “piccoli gorghi” di umiliazioni quotidiane, una realtà che Messina conosceva bene. Dopo le novelle, si dedicò anche al romanzo e alla letteratura per l’infanzia, entrando a pieno titolo nel solco narrativo di autori come Capuana, Pirandello e lo stesso Verga. Le sue opere furono recensite sulle riviste più autorevoli dell’epoca. Con il tempo, la sua voce si fece ancora più definita e personale: scelse di raccontare l’Italia provinciale, perbenista ed emarginata, dove le donne vivono intrappolate in una silenziosa e dolorosa subalternità, “vinte tra i vinti”, incapaci di sfuggire al ruolo loro imposto. Tra le sue opere più importanti, Alla deriva (1920), La casa nel vicolo (1921), L’amore negato (1928) e La casa paterna (1944): storie che continuano a parlare alle lettrici di oggi con la loro forza sottile, lucidissima e profondamente umana.

Marisa Fenoglio (Alba, 1933 – Marburg, 2021), “a tempo perduto scrittrice, sorella cadetta del fratello Beppe, letterariamente in posizione sottoposta”: è così che, in una autoironica intervista, si definisce Marisa. Se per Beppe la passione per la scrittura esplose grazie all’esperienza partigiana e della guerra, per Marisa fu “la migrazione facile e privilegiata” a schiudere la necessità e l’attitudine della scrittura. Un talento tardivo, scoperto a 62 anni con il primo libro, Casa Fenoglio, del 1995. Qui l’autrice narra con profonda gratitudine la sua infanzia che scorre felice tra la piazza accanto al Duomo di Alba, la macelleria dei genitori e la casa in cui matura una profonda coscienza morale e politica: “uno dei posti migliori al mondo per crescere”. Seguono Vivere altrove (1997), racconto dell’“eroica esperienza di migrazione” in una Germania in cui le ferite della guerra sono ancora aperte, e gli altri romanzi: Il ritorno impossibile (2012), Mai senza una donna (2002) e Viaggio privato (2004). Una scrittura coltissima e ironica, partecipe e profonda, quella di Marisa Fenoglio, che merita di essere ri-conosciuta.  

Dolores Prato (Treia, 1892 -Anzio, 1983) non ha mai ottenuto in vita i riconoscimenti che meritava. Critica e pubblico la “scoprono” infatti soltanto nel 1980, quando a ottantasette anni pubblica il suo capolavoro, il romanzo autobiografico ricco di metafore e dialettismi Giù la piazza non c’è nessuno, ricostruzione minuziosissima della sua infanzia, trascorsa a Treia, nelle Marche. L’autrice, però, fu scontenta di quell’edizione molto parziale curata da Natalia Ginzburg e continuò a rivedere il testo che venne pubblicato nella sua versione integrale soltanto dopo la sua morte, nel 1997, a cura del giornalista e critico letterario Giorgio Zampa. Nemica del fascismo e insofferente di ogni rito della vita borghese e delle mode del mondo culturale e politico del dopoguerra, visse in grande solitudine e precarietà. Pubblicò a proprie spese i primi due libri: nel 1963, Sangiocondo, storia di un paese, di una comunità e di un prete ribelle sotto il fascismo, e, nel 1965, il racconto lungo Scottatature. Recentemente è stato ripubblicato anche Educandato, seguito ideale di Giù la piazza, che racconta le drammatiche esperienza della vita in collegio.

Marina Jarre (Riga, 1925 – Torino, 2016) nacque in Lettonia da padre ebreo lettone e madre valdese italiana. Trascorse l’infanzia a Riga fino al 1935, quando, dopo la separazione dei genitori, si trasferì con la madre e la sorella nel paese piemontese della nonna materna. Il padre, rimasto a Riga, fu ucciso dai nazisti nel 1941. Sull’assenza del padre Jarre scrisse I padri lontani (1987), romanzo autobiografico che riflette sul passaggio dall’infanzia all’adolescenza e all’età adulta, sulle dinamiche familiari al femminile e sul percorso di autoconsapevolezza di una donna divisa tra ruoli molteplici; e Ritorno in Lettonia (2003; Premio Grinzane Cavour), libro potentissimo, che esplora le profondità vertiginose del senso di colpa e della rimozione. Nel romanzo di formazione Negli occhi di una ragazza (1971) racconta di una giovane che lotta contro le aspettative della società patriarcale. Jarre è stata una scrittrice schiva, lontana dai salotti letterari, che ha saputo narrare con profondità, rigore stilistico e una sorta di ironia trattenuta la sua vicenda personale sempre capace di coinvolgerci intimamente.

informazioni

Laboratori gratuiti, è gradita l’iscrizione, tramite mail.

Nell’ambito del Patto della lettura, di Bologna