Rino Albertarelli

Cesena, 8 giugno 1908 - Milano, 21 settembre 1974

Illustratore e fumettista italiano, maestro del genere western, è considerato uno dei padri del fumetto italiano ed è certamente uno degli autori più prestigiosi e prolifici dei suoi anni.

Autodidatta, comincia a lavorare giovanissimo. Nel 1928 si trasferisce a Milano e inizia a collaborare come illustratore a numerose riviste, fra le quali «Il Balilla», dove conosce Antonio Rubino. Negli anni Trenta inizia a collaborare prima con la casa editrice monzese Il Cartoccino - dove ritrova Rubino e in cui ha un ruolo importante Ettore Boschi - poi, nel 1937, con i periodici Mondadori, dando vita a Kit Carson e al Dottor Faust (pietra miliare del fumetto italiano, su testi di Federico Pedrocchi). Finita la guerra, disegna Big Bill per il giornale «Cowboy» dell’editore De Leo. Per la testata «Audace» di Gian Luigi Bonelli disegna nel 1941 il personaggio Capitan Fortuna.

Sempre in questo periodo inizia una lunga collaborazione con la casa editrice Il Carroccio per la quale realizzerà splendide copertine salgariane. Contemporaneamente lavora per il mercato francese, per il quale realizza alcune riduzioni salgariane per il giornale settimanale «Salgari» e alcuni fumetti “rosa”.

Nell’opera di Albertarelli spicca il tratto preciso e la padronanza nella resa del movimento. Si avvale dei codici grafici e narrativi di derivazione americana, che studierà a fondo adattandoli alla sensibilità europea e italiana in particolare, proponendo un disegno più naturalistico e realistico.

Dall’inizio degli anni Cinquanta si dedica completamente all’illustrazione per oltre vent’anni. Tornerà al fumetto solo nel 1973 con I protagonisti, serie promossa e sollecitata da Sergio Bonelli e che esce sotto la sigla Editoriale Daim Press. Interrotta dalla sua morte improvvisa, che avviene a Milano il 21 settembre 1974, l’ultimo titolo della serie verrà completato da Sergio Toppi. Nel 1965 Albertarelli era stato tra i fondatori del Salone internazionale del fumetto che si tiene una prima volta a Bordighera e poi, dall’anno successivo e ancora oggi, a Lucca.

Bibliografia e sitografia: