Gennaro D’Amato (o Amato)

Napoli, 1 aprile 1857 – Pieve Ligure, 18 novembre 1947

Pittore, illustratore e saggista, già nel 1878 esordisce con grandi tavole caricaturali sul giornale satirico partenopeo «Bello Gasparre». Nel 1881 si trasferisce a Genova e collabora con le testate «L’Epoca», «Giornale per ridere», periodico torinese, con «Bononia docet» nel 1888, ma anche con «Mondo piccino» e il «Giornale dei fanciulli». Particolarmente importante la collaborazione con il più famoso settimanale dall’editore Treves, «L’Illustrazione italiana»; suo è il famoso numero unico verdiano pubblicato nel 1893 in occasione della prima del Falstaff.

Illustra oltre sessanta libri per gli editori Treves, Donath, Sonzogno, Aliprandi, Bemporad; con Pipein Gamba e Alberto Della Valle è uno dei principali illustratori di Emilio Salgari.

Dice di lui Antonio Faeti in Guardare le figure: «D’Amato  scrutò con occhio molto attento e documentato i risvolti cupi e tenebrosi che si celano nei libri di Salgari, dando conto esplicitamente anche di quella derivazione dal romanzo nero che si manifesta in molte parti dell’opera di questo scrittore. [...]  Le sue figure appaiono più decise, rilevate e incattivite rispetto a quelle di qualunque altro illustratore salgariano» (pp. 156, 162).

Dal 1894 al 1901 lavora fuori dall’Italia; per un periodo si trasferisce a Parigi e collabora con «L’Illustration». È anche inviato speciale in Russia e a Creta per il periodico «The Illustrated London News». Attraverso le sue illustrazioni documenta i principali avvenimenti tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, tra cui  l’assassinio del presidente francese Carnot. È l’unico illustratore ammesso a ritrarre la salma di Umberto I.

D’Amato ha anche ritratto Carducci in alcune occasioni speciali, illustrazioni pubblicate sul periodico «L‘illustrazione italiana». Un disegno ritrae il poeta che pronuncia il discorso commemorativo in occasione dell’ottavo centenario dell’Università di Bologna. In un’altra illustrazione viene ritratto Carducci che riceve dal ministro svedese De Bildt il Premio Nobel.

Rientrato a Genova, collabora con il «Secolo XX», «La Lettura» e il «Corriere dei Piccoli». Negli ultimi anni della sua carriera si dedica alla stesura di saggi per l’editore Spotti di Genova.

Muore a Pieve Ligure il 18 novembre 1947.

Bibliografia e sitografia: