Rinnegati e ubriachi
Rinnegati e ubriachi

La didascalia della tavola sulla destra, tratta dal già citato Venezia e i corsari di Alberto Tenenti, ricorda un aspetto importante: molti dei pirati barbareschi erano “rinnegati”, cioè cristiani che avevano rinnegato la loro fede (volontariamente, per costrizione, per convenienza...). Alcuni erano schiavi, come Dago (vedi immagine precedente), molti no.

Tenenti prende l’illustrazione, come informa la stessa didascalia, da un libro di Nicolas Nicolay, Le navigationi et viaggi nella Turchia, in cui però (immagine a sinistra) i personaggi sono identificati semplicemente come Li Ebbriachi (Les Yurongnes nell’originale, indicazione che rimane in Tenenti). Nicolay descrive così questa immagine (p. 173 della traduzione italiana citata sotto):

 

Parimente ui hò messo il ritratto di trè Cinciglioni liquali doppo l’essersi bene imbriacati, con quella lor beuanda che chiamano Sorbetto, ouero doppo di hauere mangiato quella loro polue d’Apione, uanno per la città urlando come cani: & all’hora guai à Christiani che riscontrano per camino, perche portano gran pericolo di rileuare buone bastonate.

 

Quindi tre ubriachi turchi, pericolosi per i cristiani, diventano, qualche secolo dopo, tre rinnegati rappresentati delle ciurme corsare musulmane. Forse uno slittamento dovuto al fatto che spesso chi reclutava marinai o corsari approfittava dell’ubriachezza dei futuri navigatori per fare firmare contratti d’ingaggio decisamente poco vantaggiosi. Molti si ritrovavano così imbarcati con l’inganno, facilitato dalla mancanza di lucidità indotta dall’alcol.

 

Nicolas Nicolay, Le navigationi et viaggi nella Turchia, Anversa, François Flory, 1576.

Collocazione: 18*. I. III. 24

 

Alberto tenenti, Venezia e i corsari. 1580-1615, Bari, Laterza, 1961.

Collocazione: 2. g. 564