
Nel capitolo 26 di Baudolino, Ardzrouni afferma di possedere la mappa di Cosma e mostra una pergamena sulla quale si trova questo disegno (p. 334). Anche in questo caso le parole con cui viene descritto dallo stesso Ardzrouni vengono riprese quasi letteralmente da Eco in Astronomie immaginarie. Citiamo questa volta dall’intervento saggistico:
«Cosma ci mostra anche la Terra come se la guardassimo dall’alto. C’è la cornice dell’oceano, al di là del quale vi sono terre dove Noè abitava prima del diluvio. Verso l’oriente estremo di queste terre, separate dall’Oceano da regioni abitate da esseri mostruosi, c’è il Paradiso Terrestre. Dal Paradiso si generano l’Eufrate, il Tigri e il Gange, che passano sotto l’Oceano e si gettano poi nel golfo Persico, mentre il Nilo fa un percorso più tortuoso per le terre antidiluviane, entra nell’Oceano, riprende il suo cammino nelle basse regioni settentrionali, e più precisamente in terra d’Egitto, e si getta nel golfo Romaico, e cioè nell’Ellesponto».
(Umberto Eco, Astronomie immaginarie, in Id., Costruire il nemico e altri scritti occasionali, p. 217-251: 224-225)
La mappa di Cosma è importante perché venne utilizzata dall’Ottocento positivista per sostenere la tesi che tutto il Medioevo cristiano credeva che la Terra fosse piatta. In realtà il testo di Cosma, la Topographia Christiana, era stato dimenticato per secoli e «fu reso noto al mondo occidentale solo nel 1706 e pubblicato in inglese nel 1897. Nessun autore medioevale lo conosceva» (ivi, p. 225).
Umberto Eco, Baudolino, Milano, Bompiani, 2000.