H.P. Lovecraft, Colui che sussurrava nel buio (1963)
H.P. Lovecraft, Colui che sussurrava nel buio (1963)

Iniziamo a vedere le derivazioni novecentesche, queste veramente paraletterarie anche da un punto di vista commerciale, dei modelli sette-ottocenteschi delle immagini precedenti. L’editoria è ormai pienamente organizzata come un’industria moderna e si diffondono sempre di più collane specializzate nei diversi generi che hanno uscite periodiche regolari.

Una delle più famose è la collana di fantascienza Urania, in cui trova posto questa raccolta di racconti di H.P. Lovecraft, uno degli autori più importanti nel discorso critico di Evangelisti (Lovecraft rivisitato [1996], p. 217-226; La maschera di Lovecraft [1997], p. 227-238). L’autore americano giunge nei cataloghi dell’Archiginnasio in gran parte perchè “scartato” da altre biblioteche e quella che che vedete è l’edizione più datata di una sua opera posseduta dalla biblioteca.

È sempre curioso e interessante soffermarsi sul paratesto di queste collane. Spesso oltre all’opera principale ogni numero contiene altro materiale di varia natura.

In questo caso abbiamo una sezione eterogenea che si intitola appunto Varietà e che, come possiamo vedere dall’indice, contiene:

- un altro racconto di autore diverso, Robert Sheckley, fra l’altro definito da Evangelisti «uno dei migliori scrittori di racconti di fantascienza, se non il migliore in assoluto» (La leggenda Richard Matheson [2003], p. 239). Decisamente meno benevolo invece il giudizio di Evangelisti sui romanzi di questo scrittore americano: «Robert Sheckley era spesso scaduto dalla satira alla barzelletta fine a se stessa, fino a partorire un buon numero di storie goffe e insensate» (Harlan Ellison o del vedere pericolosamente [1999], p. 293);

- un paio di tavole a fumetti di B.C. (vedi immagine successiva), l’uomo preistorico a fumetti creato da Johnny Hart, difficilmente collocabile in ambito fantascientifico;

- la rubrica Il marziano in cattedra. Per avere maggiori delucidazioni riguardo a quest’ultima, rimandiamo al saggio Un marziano in cattedra di Tommaso Pincio (originariamente pubblicato in Atlante della letteratura italiana. 3: Dal romanticismo a oggi, a cura di Domenico Scarpa, Torino, Einaudi, 2012, p. 836-841). Noi anticipiamo solo che dietro il marziano del titolo si celava la premiata ditta Fruttero & Lucentini, che in Le strade di Alphaville viene citata due volte. In un caso questa «coppia liofilizzata» (La Francia aliena [1998], p. 104) viene “accusata” di avere diffuso un’idea della fantascienza come prodotto di derivazione quasi esclusivamente anglosassone. Nell’altro ai due viene invece riconosciuta l’intuizione di avere visto Lovecraft come uno scrittore di science fiction (Lovecraft rivisitato [1996], p. 219).

 

H.P. Lovecraft, Colui che sussurrava nel buio, Milano, Mondadori, 1963.

Collocazione: 35. E 546