Bologna scomparsa, Il bulo e la bula (1840) e Al Pulisman (guardia municipale) (1868)
Bologna scomparsa, Il bulo e la bula (1840) e Al Pulisman (guardia municipale) (1868)

Fra i popolani in prima linea nella Battaglia dell’8 agosto ci furono i facchini, che saranno protagonisti della vita bolognese per tutto il XIX secolo. Così li descrive Alfredo testoni in Bologna che scompare:

 

«I facchini, allora, divisi nelle così dette balle, erano una potenza a Bologna.

Scamiciati, con un cerchio d’ottone al braccio, sdraiati per terra al sole o seduti attorno a una catasta di legna, che accendevano in mezzo alle vie per cuocere saracche e abbrustolire polenta, nei giorni di festa diventavano buli, appartenenti alla bâla ròssa. Portavano calzoni di velluto color marrone, il giacchetto di panno bleu adorno di bottoni dorati, una fascia rossa in cintura, il fazzoletto di seta al collo, le anella d’oro alle orecchie, il bastoncino di bambou fra le mani e il cappello alto di feltro color nocciola detto èl ratt. Erano sbarbati e solo sotto il labbro inferiore si lasciavano crescere un fiocchetto di barba, chiamato mosca, e due lunghi ricci cadenti sulle guancie.

Le bule, quasi tutte lavandaie, fabbricanti di corda ed operaie delle filande di seta, portavano i neri e lucidi capelli divisi da una parte in modo da formare sulla fronte un alto ciuffo, detto popla, e raccolti di dietro in treccie messe a nastro fatte fino di venticinque e trenta capi. Avevano sottane cortissime; quella di sopra era a vivi colori e aperta sul davanti in modo da far vedere la bianca mussolina di sotto. Calzavano stivalini a tacco alto, detti pulacchein, sulle spalle portavano uno scialle di crèpon bianco trattenuto sulla nuca da un alto pettine, avevano anelli alle dita, collane di granate al collo e lunghi pendenti alle orecchie» (p. 127-128).

 

Abbiamo già parlato dell’odio del popolo verso i rappresentanti delle forze dell’ordine. Ancora Testoni ce lo racconta partendo dal caratteristico copricapo tanto amato dai buli e dai bolognesi tutti e comparso a un certo punto sulla testa dei policemen:

 

«E chi sa come il maestro Tauber [definito poche righe prima come colui che “rappresenta al vivo Bologna che scompare”, n.d.r.] si sentì addolorato allorché vide la forma del suo cappello prediletto sulla testa delle guardie di città! Quando, infatti, apparve per le vie di Bologna il primo policeman, fu uno scoppio di indignazione e di risa. Il popolino salutò coi più disparati titoli il severo rappresentante della polizia urbana: i caricaturisti se ne impossessarono per riprodurne la macchietta nel Diavolo zoppo, che era il giornale umoristico d’allora, mentre verseggiatori in vernacolo lo tartassavano nelle zerudelle. [...]

Ed era naturale questo senso di comune dispiacere nel vedere che il cappello alto fosse andato a finire sulla testa del policeman, giacché quel cappello ha sempre avuto a Bologna una grande importanza, tanto presso l’aristocratico quanto presso il plebeo; e, infatti anche il popolino lo portò fino al momento in cui un tipo caratteristico nostro, il bulo, finì per diventare un oggetto da museo» (p. 10-11).

 

Le cartoline postali che qui presentiamo, conservate dall’Archiginnasio, sono state utilizzate per illustrare i passi citati nel libro di Testoni.

 

Bologna scomparsa - Costumi popolari: Il bulo e la bula (1840), cartolina postale.

Collocazione: GDS. Cartoline Bologna 4-005

 

Bologna scomparsa - "Al pulisman" (guardia municipale) 1868, cartolina postale.

Collocazione: GDS. Cartoline Bologna 4-016