
Il capitolo 34 del romanzo si intitola Baudolino scopre il vero amore. Una scoperta che avviene proprio nel momento in cui al protagonista si rivela la reale natura di Ipazia, il suo essere, secondo i termini delle regole che gli uomini si sono dati, un mostro. Il superamento di quelle regole, la comprensione che non esistono eccezioni perché non esistono regole universali, è il momento in cui nasce il vero sentimento amoroso.
«“Signor Niceta, le ho strappato la veste, e ho veduto. Dal ventre in giù Ipazia aveva forme caprine, e le sue gambe terminavano in due zoccoli color avorio. Di colpo ho capito perché, velata dalla veste sino a terra, non sembrava camminare come chi posa i piedi, ma trascorreva leggera, quasi non toccasse il suolo. E ho capito chi fossero i fecondatori, erano i satiri-che-non-si-vedono-mai, dal capo umano e dal corpo di ariete, i satiri che da secoli vivevano al servizio delle ipazie, donando loro le femmine e crescendo i propri maschi, questi con il loro stesso volto orrendo, quelle ancora memori della venustà egizia della bella Ipazia, l’antica, e delle sue prime pupille”» (cap. 34, p. 447).
Sante Nucci, Satiro, disegno.