Niceta Coniate, LXXXVI annorum historia (1557)
Niceta Coniate, LXXXVI annorum historia (1557)

Come in altri romanzi di Umberto Eco, la narrazione principale è costituita da un ampio flashback raccontato da un testimone che ha vissuto quegli eventi. In alcune parti ascoltiamo direttamente la sua voce in discorso diretto, in altre quella di un narratore che lo sostituisce (si veda Alessio Pezzella, Metanarrativa e verità in Baudolino, in Prove di forza del falso. Studi su Umberto Eco, p. 33-64). A differenza di quanto accade in altri testi (Il nome della rosa o Il cimitero di Praga per esempio) in Baudolino il narratore, che è anche il protagonista, non scrive la storia - in realtà lo aveva fatto, come testimonia il primo capitolo del romanzo, ma lo scritto è andato perduto - ma la racconta oralmente a un’altra persona, che è però scelta con cura dall’Autore Modello (ma in maniera casuale dal personaggio). Si tratta infatti di Niceta Coniate, che a Baudolino dice:

 

«“Racconterai a me quello che ricordi, a me arrivano frammenti di fatti, brandelli di eventi, e io ne traggo una storia, intessuta di un disegno provvidenziale. Tu salvandomi mi hai donato il poco futuro che mi resta, e io ti ripagherò restituendoti il passato che hai perduto”.

“Ma forse la mia storia è senza senso”.

“Non ci sono storie senza senso. E io sono uno di quegli uomini che sanno trovarlo anche là dove gli altri non lo vedono”» (cap. 2, p. 17).

 

Niceta infatti è un cronista delle vicende di Costantinopoli e dell’Impero Romano d’Oriente. In particolare, come si vede dal frontespizio di questa edizione cinquecentesca, la sua cronaca copre gli anni 1117-1203, quindi fino all’anno precedente la distruzione della città, durante la quale incontra Baudolino.

Da questo volume abbiamo selezionato le pagine in cui si racconta la fallimentare spedizione di Federico I verso Gerusalemme, durante la quale l’imperatore trova la morte. Nel capitolo 23, Baudolino alla terza crociata, Niceta interviene spesso a riempire i vuoti del racconto del protagonista, illustrando il punto di vista degli orientali che vedevano passare l’armata di Federico. In queste pagine lo storico racconta anche la versione reale della morte dell’imperatore, avvenuta per affogamento, mentre il romanzo propone una storia alternativa che, come piace fare ad Eco, gioca con le convenzioni letterarie:

 

«Amici miei, ci calmava Rabbi Solomon, l’umana follia ha immaginato delitti efferati, ma nessuna mente umana è mai stata così tortuosa da immaginare un delitto in una camera chiusa» (p. 322).

 

Eco, da bravo scrittore e conoscitore di gialli, ritarda lo scioglimento dell’enigma della morte dell’imperatore fino al capitolo 38.

 

Niceta Coniate, LXXXVI annorum historia, uidelicet ab anno restitutae salutis circiter 1117., in quo Zonaras desinit, usque ad annum 1203., Basilea, Johann Oporinus, 13 agosto 1557.

Collocazione: 5. N*. II. 19