
L’ultimo atto della carriera da commercianti di false reliquie di Baudolino e dei suoi compagni è il tentativo, fallito, di spacciare come «Sacro Sudario» di Cristo (cap. 37, p. 483) il lenzuolo che gli accoliti del Diacono Giovanni hanno donato al protagonista e su cui è impressa, grazie a «oli e altre sostanze miracolose» (cap. 30, p. 398), l’impronta del cadavere del Diacono stesso.
Come ben sappiamo il sudario di Cristo, col nome di Sacra Sindone, diventerà nei secoli successivi, e lo è ancora oggi, la reliquia più famosa della cristianità. Alla fine del XVI secolo, a Torino, dove ancora oggi è conservata, viene vista da Alfonso Paleotti, arcivescovo di Bologna, che decide di descriverla nell’opera da cui è tratta questa incisione. Lo scopo è quello di farla conoscere ai bolognesi, grazie a una spiegazione molto dettagliata che aumenti la loro devozione verso un oggetto che pochi possono avere l’occasione di vedere. Affinché il testo abbia massima diffusione fra i cittadini, Paleotti decide di scrivere in volgare e non in latino. Nella Epistola che si trova all’inizio del volume, indirizzata «alle sue dilette anime della Città & Diocesi di Bologna», l’arcivescovo elenca anche le reliquie presenti in città.
Alfonso Paleotti, Esplicatione del lenzuolo, oue fu inuolto il Signore, & delle piaghe in esso impresse col suo pretioso sangue confrontate con la Scrittura, Profeti, e Padri. Con la notitia di molte piaghe occulte, & numero de' chiodi. Et con pie meditationi de' dolori della B Verg.ne., Bologna, eredi di Giovanni Rossi, 1598.