Alfonso Paleotti, Esplicatione del lenzuolo, oue fu inuolto il Signore (1598)
Alfonso Paleotti, Esplicatione del lenzuolo, oue fu inuolto il Signore (1598)

L’ultimo atto della carriera da commercianti di false reliquie di Baudolino e dei suoi compagni è il tentativo, fallito, di spacciare come «Sacro Sudario» di Cristo (cap. 37, p. 483) il lenzuolo che gli accoliti del Diacono Giovanni hanno donato al protagonista e su cui è impressa, grazie a «oli e altre sostanze miracolose» (cap. 30, p. 398), l’impronta del cadavere del Diacono stesso.

Come ben sappiamo il sudario di Cristo, col nome di Sacra Sindone, diventerà nei secoli successivi, e lo è ancora oggi, la reliquia più famosa della cristianità. Alla fine del XVI secolo, a Torino, dove ancora oggi è conservata, viene vista da Alfonso Paleotti, arcivescovo di Bologna, che decide di descriverla nell’opera da cui è tratta questa incisione. Lo scopo è quello di farla conoscere ai bolognesi, grazie a una spiegazione molto dettagliata che aumenti la loro devozione verso un oggetto che pochi possono avere l’occasione di vedere. Affinché il testo abbia massima diffusione fra i cittadini, Paleotti decide di scrivere in volgare e non in latino. Nella Epistola che si trova all’inizio del volume, indirizzata «alle sue dilette anime della Città & Diocesi di Bologna», l’arcivescovo elenca anche le reliquie presenti in città.

 

Alfonso Paleotti, Esplicatione del lenzuolo, oue fu inuolto il Signore, & delle piaghe in esso impresse col suo pretioso sangue confrontate con la Scrittura, Profeti, e Padri. Con la notitia di molte piaghe occulte, & numero de' chiodi. Et con pie meditationi de' dolori della B Verg.ne., Bologna, eredi di Giovanni Rossi, 1598.

Collocazione: 1. H. III. 13