
Le recenti polemiche nate attorno all’uso dell’Intelligenza Artificiale per la scrittura di testi narrativi o saggistici, e in particolare relativamente al libro Ipnocrazia. Trump, Musk e la nuova architettura della realtà di Jianwei Xun - pseudonimo sotto cui si cela un team di autori che ha composto gran parte dell’opera proprio utilizzando l’IA - ha riportato all’attenzione delle cronache la recensione con cui Alberto Asor Rosa accolse Il pendolo di Foucault. Uno dei punti negativi messi in luce dal critico era proprio il fatto che, per stessa ammissione di Eco, il romanzo era stato scritto al computer, dato per niente scontato nel 1988.
Mariano Tomatis rievoca la discussione sull’uso del computer nella scrittura del Pendolo con queste parole:
«Tra le critiche invecchiate peggio spicca quella di Alberto Asor Rosa, che ne metteva in dubbio il valore letterario a causa dell’uso del computer in fase di scrittura. Secondo Asor Rosa, la macchina avrebbe avuto un ruolo così dominante da ridimensionare l’apporto creativo dell’autore stesso. Con il tempo, quella posizione si è cristallizzata in una formula tanto efficace quanto superficiale: Il Pendolo vale poco perché è stato scritto al computer. Un giudizio che oggi appare datato, visto che praticamente ogni libro viene redatto con un word processor».
(Mariano Tomatis, Scritto al computer, dunque falso? Da Eco a Xun, la rivincita degli inganni generativi, «L’indiscreto», 17 aprile 2025).
Al di là delle polemiche, sicuramente Abulafia, il computer di Belbo, è un vero e proprio personaggio del romanzo, «personaggio assolutamente atipico: poco presente rispetto agli altri personaggi, ma sempre in scena nei momenti fondamentali del romanzo» (Christian D’Agata, La password di Abulafia. Una riflessione tra lessicografia e informatica a partire dal Pendolo di Foucault di Umberto Eco, p. 136). Abulafia è il quarto autore del Piano insieme a Belbo, Casaubon e Diotallevi, visto che è “lui” a suggerire le prime connessioni e analogie fra elementi distanti fra loro, mettendo in moto quello che diventerà un gioco mortale. Dobbiamo però anche registrare che se Belbo si diverte a giocare con la nuova tecnologia - e che Eco si rispecchi in lui ce lo dicono le Bustine di Minerva dedicate ai suoi esperimenti con il calcolatore elettronico - Casaubon riesce a giocare lo stesso gioco utilizzando schede cartacee in cui appunta i dati salienti dei testi che legge, escogitando analogie tanto sorprendenti quanto convincenti secondo la perversa logica su cui si basa il complottismo parodizzato nel romanzo. Il computer quindi è uno strumento di grande utilità e fascino, ma Casaubon ottiene gli stessi risultati avvalendosi dello stesso sistema pre-informatico che Eco suggeriva nel grande classico del 1977 Come si fa una tesi di laurea.
Alberto Asor Rosa, Il Trattato dell'Impostura, «la Repubblica», 4 ottobre 1988, p. 32-33.