REPORT N. 98 - GDL LEGGEREZZA - LA LUNA E I FALÒ di Cesare Pavese
Mercoledì 8 gennaio 2025, ore 17.00
XCVIII incontro del Gruppo di Lettura Leggerezza
La storia di un ritorno. Dal sogno americano, troppo estraneo ed arido per venirne assimilati, alle radici italiane. Il racconto delle prime dure esperienze di vita per un piccolo abbandonato dalla madre e affidato ad una famiglia di contadini il cui scopo è ottenere due braccia in più per lavorare, oltre ad una irrisoria mesata, diviene una narrazione intensa di pratiche e tradizioni del contado piemontese negli anni dal primo Novecento alla Liberazione. Atmosfere che rimandano al film Novecento di Bertolucci.
Le Langhe sono il territorio di questo libro che, più che romanzo, è flusso ininterrotto di sensazioni ed immagini più volte scaturite e descritte minuziosamente, come un bel quadro dove si ammira un paesaggio in cui le persone trovano il medesimo rilievo delle piante e delle montagne.
La scrittura risulta lenta e ripetitiva nella prima parte, anche se raggiunge toni poetici nel chiamare per nome ciascun albero e ogni cammino nella terra brulla, poi cambia e si fa più cruda e dura quando tocca l'amarezza di luoghi spesso intristiti dalla difficoltà dei rapporti umani, da vicende dolorose quando non disperate. La collocazione storica è appena accennata. Colpisce, tra l'altro, quanto sia cambiata la lingua italiana dall'epoca di questa pubblicazione ad oggi.
Molto interessante il contrasto delle classi sociali, il contesto umano: i costumi, le superstizioni e i pregiudizi di una società chiusa, con le sue feste sempre regolate dai tempi, le stagioni, della vita contadina. La campagna diviene dunque il fattore dominante del destino di chi la abita e lavora, illuminato dalla luna e dai falò, ma il Male raggiunge tutti, poveri e ricchi, vecchi e giovani, con la stessa ferocia.
Il personaggio più convincente è Nuto, il giovane animato da necessità di sapere e voglia di agire, che tutto comprende e prevede senza uscire mai dagli angusti confini della sua esistenza, deluso ed infine sconfitto dalla durezza degli eventi. Il più tenero è Cinto, il ragazzino alter ego del protagonista. È per lui che Anguilla riesce infine a dare un significato ed uno scopo al suo ritorno.
Su tutto domina la nostalgia, il dolore del ritorno, e provoca irrisolte domande: tutto cambia o tutto resta uguale per il migrante che torna a rivedere la sua terra di origine? Riconoscimento o spaesamento? Tristezza, e poi la morte.
Infine, praticamente una frattura netta, a metà, tra chi nel Gruppo ha amato tanto questo libro e coloro che lo hanno invece sofferto, pur leggendolo fino in fondo. Non so se mi piace è la dichiarazione che più di ogni altra ha interpretato e condensato la varietà delle posizioni emerse dal confronto odierno.
Resta il grande merito di Pavese di aver sdoganato la letteratura americana in Italia con le sue pregevoli traduzioni.
Termine dell'incontro alle ore 18.30
Per l’appuntamento di mercoledì 5 febbraio 2025 alle h. 17.00 si leggerà:
Sconosciuti in treno di Patricia Highsmith
Per l’appuntamento di mercoledì 5 marzo 2025 alle ore 17.00 si leggerà:
Il cinese di Henning Mankell
Sofia Iaccarino