REPORT N. 103 - I MARI DEL SUD di Manuel Vázquez Montalbán
Mercoledì 4 giugno 2025, ore 17.00
CIII incontro del Gruppo di Lettura Leggerezza
Se qualcuno si aspettava un giallo solare, raffinato ed appassionante, certamente è rimasto deluso da questo romanzo duro, dolente e violento; le parole sono pietre tirate in faccia al lettore, il contesto è il degrado della povertà sofferta quotidianamente, con i relativi squallidi espedienti per la sopravvivenza e la vicenda stessa non è pervenuta, persa nella congerie di situazioni altre. Se ci si aspettava un attraente primo attore, il bravo commissario che sapesse affascinare per carisma e perspicacia, ci si è trovati davanti ad un cinico ubriacone, che fa il suo lavoro solo per mestiere e per sopravvivere. Si prega di rivolgersi piuttosto a Simenon.
Eppure questo Pepe Carvalho, dimesso, intelligente e spesso scorretto, compie la sua missione, condotta più per soldi che per passione, passando da una donna all’altra, da un interlocutore all’altro, dal ricco imprenditore al più disgraziato criminale, con identica nonchalance, col cinismo e l’ironia di chi non ha molto da perdere e non pretende alcuna gratificazione per sé.
Non è mai servile e tratta tutti con lo stesso distacco, pur adoperandosi di fatto per comprendere il ragazzo che delinque per vissuto e necessità, oppure per aiutare la coraggiosa impavida ragazza che si ritrova incinta e sola. Non sorprende che abbia così tanto ispirato Camilleri.
L’autore e la sua creatura sono, molto probabilmente, il reciproco alter-ego; il disincanto, la dipendenza dai piccoli piaceri quotidiani, il mangiare ed il sesso, sono narrati con una crudezza al limite della volgarità, che appartiene ad entrambi, perché è questo l’ambiente descritto nel libro: una Barcellona degli anni ’70 affamata e corrotta, appena uscita dalla dittatura di Francisco Franco – sulla quale lo scrittore comunque non prende posizione – povera e divisa tra i ricchi imprenditori/sfruttatori e la massa di gente misera e perciò malvivente dei mega-quartieri malfamati, quel tipo di quartiere nuovo di zecca, che richiama alla mente lo Scampia di Napoli. La malavita è l’autentica protagonista del romanzo.
Il crudo linguaggio di Vázquez Montalbán si avvale di bellissime immagini e riflessioni, nonostante i frequenti dialoghi troppo lunghi, quasi confusi per la grande quantità di personaggi improvvisamente calati nella narrazione senza la minima identificazione, la scarsa punteggiatura e il dilungarsi nel riportare ricette di cucina, decisamente irrilevanti per chi legge. Evidente che sia sua intenzione rappresentare la vita vera piuttosto che attrarre il lettore con un caso poliziesco intricato, ancorché infine risolto. Gli interessa soltanto l’umanità e lo squallido delitto da affrontare non è che il pretesto per raccontarla. Anche la faccenda tanto decantata del viaggio nei mari del Sud non è che la metafora di una fuga da un vissuto troppo stereotipato per essere appagante; comunque una tragica illusione. Interessanti, per noi, le numerose citazioni degli autori italiani.
In conclusione questo libro è sembrato un’occasione perduta e non è proprio piaciuto a ciascuno dei presenti, con una sola desolata eccezione, che lo ha molto apprezzato.
Termine dell'incontro alle ore 19
Per l’appuntamento di mercoledì 1 ottobre 2025 alle ore 17:00 si leggerà:
Tokyo Express di Matsumoto Seicho
Sofia Iaccarino