REPORT N. 101 - L’UOMO DEI CERCHI AZZURRI di Fred Vargas
Mercoledì 2 aprile 2025, ore 17.00
CI incontro del Gruppo di Lettura Leggerezza
Un giallo in piena regola che non rispetta alcuna delle norme canoniche della narrativa omologata! Sembra una commedia in atmosfere da videoclip. Un libro in cui tutto è artificio, non credibile, mai aderente alla realtà. Imputata la scrittrice francese, preoccupata, al limite dell’esasperazione, di costruire una storia diversa da tutte quelle ben note dei più famosi autori del genere osannati dalla critica, in cui emerge una sorta di ostentazione della propria cultura, col risultato di un’opera a volte noiosa, a volte incomprensibile.
Fin qui la stragrande maggioranza dei lettori presenti, a fronte di una sparuta minoranza che ha trovato il libro interessante, originale e piacevole; in particolare la scrittura è apparsa assolutamente anticonvenzionale, appunto, con frequenti dialoghi surreali ed un’insolita abilità narrativa; è altresì evidente come la caratterizzazione dei personaggi sia l’intento primario dell’autrice, rispetto all’investigazione che, abbastanza avvincente all’inizio, viene lasciata cadere in secondo piano rispetto a vicende completamente estranee ai fatti oggetto dell’inchiesta.
La storia, ambientata a Parigi, è piena di incongruenze e situazioni che alla fine non trovano una spiegazione convincente; la faccenda dei cerchi, la frase che sempre li accompagna, gli oggetti più disparati in essi contenuti restano un enigma irrisolto.
Tra i vari soggetti bizzarri e accattivanti, Adamsberg è il commissario nuovo di zecca che fa la sua comparsa sulla scena con un’indolenza addirittura fastidiosa, ometto semplice e dolce, ma attentissimo nonostante l’atteggiamento come di casuale presenza, preso dalle sue afflizioni sentimentali per la giovane Camille, altrettanto curiosa figura di donna sfuggente. L’impressione che ne deriva è di un individuo affetto da una nota patologia, che, benché mostri evidenti difficoltà di relazione, dimostra un’intelligenza vivida e brillante per quello che gli interessa. Il poliziotto Danglard è tutto l’opposto, il bravo detective che mette in fila gli indizi con rigida disciplina, malgrado una situazione familiare faticosa – cinque figli piccoli e vivacissimi – che affoga nell’alcool la sua infelicità, ma non manca mai di seguire fiducioso il suo capo, che in fondo stima molto. Mathilde è l’eccentrica scienziata interessata più agli intrighi che al suo lavoro, la più sconclusionata della comitiva, che segue a caso la gente per strada e non si capisce perché mai lo faccia; insieme generosa e sgarbata con l’ospite conosciuto per caso a cui offre una sistemazione nel suo stesso palazzo, è scontrosa con chiunque, fino a quando non si svela il suo ruolo nelle relazioni col commissario. Charles è il personaggio più intrigante, cortese e diabolico, ironico nella sua cattiveria, spietato nell’imporre agli altri la sua menomazione, saggio nei rapporti con chi gli piace, e non sono molti.
Insomma un mucchio di stranezze come non se ne incontrano spesso. Anche il finale del romanzo, con la soluzione del caso poliziesco, appare abbastanza inverosimile. La traduzione di Mélaouah nell’edizione italiana Einaudi risulta veramente non all’altezza del compito.
Termine dell'incontro alle ore 18.30
Per l’appuntamento di mercoledì 7 maggio 2025 alle ore 17:00 si leggerà:
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