Report n. 28 - GDL Leggerezza - ACCABADORA di Michela Murgia

Mercoledì 1 febbraio 2017, ore 17.00
XXVIII incontro del Gruppo di lettura Leggerezza.
Saletta del piano terra – Biblioteca Lame.

Mi è piaciuto. Molto. Bellissimo. Nessuna voce discordante nell’affermare l’apprezzamento per questo libro, letto con grande coinvolgimento da quasi tutti i presenti. Ma la malìa di questo romanzo va ben al di là del mero interesse intellettuale, ben oltre la fluidità stilistica. E’ come entrare direttamente in un’opera in cui il lettore, non visto, vede passare davanti agli occhi la figura austera di Bonaria nel silenzio dei suoi passi fatali e si siede davanti al camino vicino a Maria che cresce nel dubbio di non capire, ascolta nel buio della notte le dolorose confessioni di Piergiorgio così come le urla delle prefiche e sente il sapore dei dolci preparati per la festa. Si è di fatto totalmente dentro la narrazione.
In un solo caso le frequenti riflessioni dell’autrice hanno disturbato la lettura, che si sarebbe preferita più leggera.
La Sardegna domina tutto il romanzo, che non potrebbe essere ambientato altrove; non è la Murgia, ma la terra stessa che scrive. Bonaria e la Sardegna sono la stessa, prima e ultima, maestra di vita e di morte, con il medesimo carattere chiuso, solitario, ventoso.
La seconda parte, ambientata a Torino e perciò abbastanza estranea al cuore del racconto, è però funzionale a rappresentare la contrapposizione culturale e sociale tra l’isola e il continente.
Scabrosi i due temi prevalenti: l’eutanasia e le relazioni familiari non di sangue.
Affascinante il concetto di fill’e anima per indicare una sorta di anomala adozione, non scevra da interessi economici, che però vale esattamente quanto una vera maternità finché regge alle durezze dei caratteri, e ritorna intatta quando la comprensione umana ed affettiva supera gli immancabili pregiudizi religiosi. Ma perché Bonaria adotta Maria? Lo fa per se stessa o per salvare la bambina? quanto è mossa dal desiderio di amare o piuttosto dalla generosità nei confronti di una derelitta, eternamente ultima? Molto animatamente si discute su questi interrogativi, con posizioni diverse.
Il mestiere dell’accabadora, invece, è il substrato del romanzo, un insospettabile atto di durissima pietas, riconosciuto e tacitamente approvato nella realtà del paesino sardo, ma del quale non è lecito parlare, su cui non si fanno domande.
Tanti personaggi come la madre di Maria, il prete, il medico, la maestra, le donnette pettegole, i giovani intemperanti come Andrìa e Nicola, dipingono lo scenario quotidiano, ma certamente rivelano anche tutti i condizionamenti e i limiti di una cultura ancestrale che cambia ben poco col passare del tempo, dove le donne sono le curatrici, il sostegno, la vera forza della casa, pur restando sempre volutamente nell’ombra. Una cultura dove per delle scelte arbitrarie c’è davvero poco spazio, dove è chiaro solo quello che si fa e quello che non si fa, stabilito da un tempo immemorabile.
Su tutti i protagonisti svetta Bonaria, semplice ed altera, lontana nei modi e nei pensieri perché portatrice di un incarico superiore. Facile presumere che resterà  indimenticabile questa donna dalle lunghe gonne nere che, completato il suo compito, si allontana senza il minimo rumore mentre le lacrime scorrono a raccontare la sua autentica  partecipazione emotiva.
Si leggono alcuni passaggi toccanti del romanzo. Infine non si può non proporre il paragone con il libro recentemente letto di Milena Agus: Mal di pietre, che non riscosse nel Gruppo unanimi consensi.
L’incontro si è svolto in un’atmosfera di vivace confronto, con la  soddisfacente partecipazione di tutti.

Per l’appuntamento di mercoledì 1 marzo 2017 alle ore 17.00 si stabilisce di leggere:
Norwegian wood di Haruki Murakami
Per l’appuntamento di mercoledì 5 aprile 2017 alle ore 17.00 si leggerà:
Quel che resta del giorno di Kazuo Ishiguro

Termine dell’incontro alle ore 19.00

Sofia Iaccarino