REPORT N. 44 - GDL LEGGEREZZA - La testa perduta di Damasceno Monteiro di Antonio Tabucchi

Mercoledì 5 dicembre 2018, ore 17.00
XLIV incontro del Gruppo di lettura Leggerezza.
Saletta del piano terra – Biblioteca Lame. 

La prima considerazione su quest'opera riguarda la scrittura, colta, scorrevole, pulita, senza fronzoli né manierismi, apparentemente semplice ma ricercata nella sua armonia, un saggio di stile esemplare per qualunque aspirante scrittore. Tutte le opinioni convergono su questo punto, senza eccezione alcuna.
I giudizi divergono, invece, quando si parla dell'attrattiva del romanzo. Manca quella capacità di coinvolgere che ci si aspetta già fin dal titolo e che l'autore promette nelle prime pagine. Manca anche un certo senso di ironia o umorismo di cui Tabucchi si rivela capace, solo per brevissimi tratti. Se da un lato c'è comunque chi lo ha apprezzato nella sua totalità, dall'altro si dichiara apertamente che non ha suscitato quelle emozioni che si cercano nella lettura. Inevitabile il confronto con Sostiene Pereira, di cui questo libro sembra il fratello minore.
Il giallo, che poteva dare alla storia la spinta in avanti ed incalzare il lettore, perde di forza e di interesse fino ad apparire quello che è: nulla più che il pretesto per ben altre - e più interessanti - riflessioni filosofiche, sociali e personali.
Dunque si tratta di un'opera di denuncia civile, che ha molteplici bersagli: lo strapotere del sistema costituito, la politica corrotta, le macchinazioni del potentato, l'abuso del potere in sé, la prevaricazione di certe classi sociali, l'uso dei metodi di coercizione fino alla tortura. Sul fronte opposto la dignità dei tanti poveri, la caparbietà un po' ingenua del piccolo, entusiasta Firmino, ansioso di studiare quanto di obbedire, il coraggio del testimone ben consapevole dei mulini a vento che lo attendono, la distinzione del gitano forte delle sue antichissime origini, la nobiltà autentica della generosità e del saper affermare la responsabilità personale.
Il cerchio aperto col gitano si chiude con la prostituta Wanda, fragile come il cristallo, che rappresenta il riscatto degli esclusi, finalmente la speranza di riuscire a sconfiggere l'ingiustizia.
Tutto ciò in un ambiente che a prima vista sembra quello degli anni '60 in Sudamerica. Poi si realizza che si tratta del Portogallo attuale, così tanto amato da Tabucchi, ma ancora con i colori e i suoni dei villaggi e dei mercati gitani appena accennati, in una prosa in cui l'eleganza formale supera di gran lunga il calore del sentire.
Molti i personaggi, ben tratteggiato quello tipico di Dona Rosa, gentile e risoluta tenutaria di un alberghetto (ma potrebbe tranquillamente essere un bordello) attenta alle necessità dei suoi clienti, un po' madre, un po' amica, un po' giudice, naturale confluenza di tutte le informazioni, le relazioni e dei pettegolezzi della città.
Su tutti si erge a protagonista l'avvocato Loton, unica figura veramente singolare in un contesto narrativo tutto sommato piuttosto banale e scontato. Le sue lunghe conversazioni col giornalista, che a qualcuno sono apparse prolisse e pesanti, sono il fulcro del romanzo e danno il senso a tutta la narrazione. Le sue continue divagazioni dagli ordini operativi, necessari per non lasciare impuniti gli assassini, vanno molto al di là del semplice bisogno di portare alla luce la verità; sono puntuali lezioni sul tempo come un nastro, sul mondo binario, interessanti dissertazioni sulla teoria piramidale della giustizia, sulle miserie umane tutte uguali, sul valore del passato. Lezioni di un Maestro sul gioco del Milligan, utili per capire che quello che conta è ostacolare gli avversari.
Molte le dotte citazioni nel testo, di autori come Lucacs o Holderlin. In molti punti sembra l'elogio dell'ignoranza. In conclusione, questo Tabucchi più che piacere non è dispiaciuto.
Inevitabilmente il dibattito si sposta sulla libertà di stampa nel Portogallo di Tabucchi e sulla sua responsabilità nella realtà attuale italiana, nonché nella democrazia in generale.
L'incontro si è svolto, come al solito, in un clima di amichevole e corretto scambio di opinioni.
Per l’appuntamento di mercoledì 9 gennaio 2019 alle ore 17.00 si leggerà:
Venivamo tutte per mare di Julie Otsuka
Per l’appuntamento di mercoledì 6 febbraio 2019 alle ore 17.00 si stabilisce di leggere:
Neanche gli dei di Isaac Asimov

Termine dell’incontro alle ore 19,00

Sofia Iaccarino