Report n. 40 - GDL Leggerezza - L'uomo che guardava passare i treni di Georges Simenon

Mercoledì 2 maggio 2018, ore 17.00
XL incontro del Gruppo di lettura Leggerezza.
Saletta del piano terra – Biblioteca Lame.

Il romanzo, non appartenente alla serie dei Maigret, ha suscitato reazioni diverse. Quello che per la maggioranza è un libro straordinario, quasi un capolavoro, ad altri non è piaciuto affatto. Lo stile è stato sempre apprezzato ma il carattere stringato, sintetico della narrazione, che lascia spazio ai silenzi, a qualcuno è sembrato troppo lento e poco avvincente. Non aiutano la fruibilità le atmosfere livide e le situazioni deprimenti. Non è un giallo nel senso comune del termine, è anomalo perché narra le traversie di un assassino ben noto fin dall'inizio.
Evidente che l'autore privilegi l'aspetto psicologico delle vicende rispetto all'evolversi dell'indagine.
Se Parigi è ben presente e riconoscibile nelle sue vie, si presume che il contesto storico, non meglio precisato, sia quello degli anni tra le due grandi guerre, un'epoca in cui conta molto l'appartenenza alla classe sociale con tutti gli annessi del caso, la famiglia, la casa, il lavoro dipendente, e molto meno la soddisfazione personale.
Non ci sono personaggi che abbiano un qualche rilievo, nemmeno l'ispettore Lucas ha un carattere definito, è semplicemente la controparte, piuttosto nell'ombra. Forse la signora Popinga, nel suo piatto stereotipo di donna di casa (la moglie è un'alga!), emerge in qualche passo iniziale, come nel finale, con lo scopo di rappresentare più il conformista ambito familiare e sociale che una persona dal ruolo significativo.
L'intuizione eccezionale è che l'unico personaggio sia Kees Popinga, anonimo nonostante il nome singolare, e occupi tutto lo spazio disponibile. Una persona, due persone in una, una maschera portata caparbiamente per salvaguardare l'esistente. L'omino (praticamente un umarell) si ritrova a percorrere itinerari di totale destabilizzazione fino al completo fallimento, per scelta o per caso. Qui il confronto vede posizioni opposte:
Popinga decide di prendere finalmente il treno, simbolo di ogni fuga dalla realtà e di occasioni da cogliere, e di cambiare il corso delle cose; è un narcisista preso da delirio di onnipotenza, tale da arrivare a sfidare deliberatamente la polizia stessa pur di apparire; si lascia trasportare dagli eventi, parte sul primo treno che passa senza avere una meta, subisce le casuali compagnie, le persone che incontra, inconsapevole e passivo sempre. Si limita a reagire d'istinto a quello che gli capita, fino ad uccidere senza volerlo. È praticamente un dilettante. Manca l'intelligenza, come capacità di giudizio. Non c'è presa di coscienza, né crisi spirituale.
Il tema principale è la metamorfosi. Si dimostra come sia possibile capovolgere la propria vita passando da un'esistenza allineata, dalla più netta omologazione, allo squallore del ritrovarsi senza denaro, senza amore, nella definitiva dissoluzione. E' vittima del crollo dell'edificio di apparenze faticosamente consolidato negli anni. Ora non gli sta a cuore nessun altro che se stesso. E' appunto nella destinazione finale, il manicomio, che in fondo è luogo della massima libertà, che confluisce tutto il percorso di Popinga. Ma l'uomo non è pazzo. Diabolico, ma non pazzo.
Zolla sosteneva, d'altronde, che la sanità mentale non è che una convenzione sociale.
Si dimostra, infatti, come sia possibile ammazzare un uomo senza ucciderlo, soltanto aprendogli gli occhi sulla propria incapacità. La disistima è pungolo a risvegliarsi dal falso mondo perfetto che ci si è costruito e nel quale si è voluto credere a tutti costi. Il punto cruciale del libro, lo spartiacque, è il colloquio nel bar con lo stimato datore di lavoro che si rivela infine per quello che è, un truffatore. Ne deriva lo spaesamento di chi prende coscienza di "essere stato gabbato" . E' così che l'inettitudine si trasforma in impresa di sangue e abiezione.
Il lettore gioca un ruolo fondamentale: nel valutare situazioni come questa è impossibile non partire dal proprio vissuto, dalle proprie convinzioni. Peraltro l'autore non si sofferma mai in riflessioni filosofiche che possano orientarlo. Quello che è certo è che "Non c'è una verità", secondo Simenon.
Il dibattito si è svolto, come sempre, in un clima di piacevole, cordiale e rispettoso confronto.

Per l’appuntamento di mercoledì 6 giugno 2018 alle ore 17.00 si leggerà:
Il maestro e Margherita di Michail Bulgakov
Per l’appuntamento di mercoledì 3 ottobre 2018 alle ore 17.00 si stabilisce di leggere:
Sottomissione di Michel Houellebecq

Termine dell’incontro alle ore 19.00

Sofia Iaccarino