REPORT N. 37 - GDL LEGGEREZZA - Il giorno dei morti di Maurizio de Giovanni

Mercoledì 7 febbraio 2018, ore 17.00
XXXVII incontro del Gruppo di lettura Leggerezza.
Saletta del piano terra – Biblioteca Lame.

È accaduto raramente, in quattro anni di attività, che il Gruppo fosse di opinione pressoché unanime nel recensire un romanzo, come nel caso odierno. Non manca chi, partito con le migliori intenzioni, è rimasto deluso dall'epilogo, ma quasi tutti i presenti riferiscono grande soddisfazione dalla lettura, al punto che alcuni sono stati indotti ad affrontare, nel periodo intercorso dall'ultimo incontro, anche qualche altro libro della stessa serie, a parte chi li ha già letti proprio tutti. Il merito va ascritto innanzitutto allo stile dello scrittore, per la notevole fluidità di espressione, elegante senza essere ricercata, il paragrafare agile e vario, il ritmo e l'incisività dei dialoghi, la sporadica trasposizione della lingua napoletana in un linguaggio adeguato al contesto e perciò molto colorito, senza mai debordare nella volgarità. Apprezzate in particolare le pagine in cui il reiterare un'espressione dipinge stati d'animo e pensieri che si elevano ben al di là del solo narrare: acqua, la domenica.
De Giovanni è il poeta del giallo. Con lui il noir non si riduce al solito meccanico procedere alla soluzione dell'enigma, ma sorprende per gli insoliti percorsi di narrazione e le molteplici divagazioni psicologiche.
La trama, pur coinvolgente e in questo libro così angosciante, resta comunque inopinatamente secondaria rispetto alla forma della scrittura. Emergono invece prepotenti i personaggi. La capacità di rappresentarli senza mai soffermarsi in aride descrizioni fisiche è la prerogativa dell'autore; con pochi tratti e il semplice farli agire e parlare, riesce a far sì che il lettore "li veda", come fosse collocato empaticamente all'interno degli eventi. Siamo tutti nelle strade di Napoli. In questo De Giovanni è molto Eduardiano.
Il protettivo e pragmatico Maione, il dottor Modo, spirito libero, dissidente, anticonformista eppure sensibilissimo, l'impareggiabile teatrale Bambinella depositaria di tutte le informazioni, l'anacronistica e fedelissima tata Rosa, Livia che tenta con qualsiasi mezzo di attrarre la sua preda, Enrica prigioniera degli schemi sociali e familiari ma testardamente risoluta a conquistare l'amore, il prete corrotto, il cortigiano Garzo e il suo servo Ponte, gli scugnizzi e tutte le altre figurine (come quelle del presepio napoletano) che si muovono sullo sfondo, disegnano l'ambiente degradato e disperato della Napoli degli anni Trenta, che diviene personaggio a sua volta. Nessuna concessione, però, allo stereotipo da cartolina, anzi numerose crude affermazioni del tipo: era tutta la città che faceva paura - in questa città i bambini muoiono per strada - che schifo, in questa città - nessuna melensaggine da parte dell'autore per la sua Napoli, evidentemente così amata: una città abituata a operare nell'ombra ma all'aperto - nessuno si fa i fatti suoi in questa città - la città più tollerante del mondo.
Il protagonista Ricciardi è l'antieroe, non cerca l'approvazione e non gli interessano né il denaro né la carriera; schivo e taciturno, impermeabile alle convenzioni, è sopraffatto dalla sua speciale condizione (il Fatto) e guidato esclusivamente dalla volontà di riscattare il dolore e l'infelicità degli ultimi, e con loro se stesso.
Discutibile - e infatti si apre qui una vivace discussione nel Gruppo - la scelta di attribuire al commissario questa percezione aumentata, al limite del paranormale. Troppo facile arrivare alla soluzione dei delitti, se si può fruire di una facoltà così poco credibile e francamente superflua. Chi ha letto gli altri romanzi riferisce che non sempre tale caratteristica è risolutiva.
Innumerevoli, forse troppi, i temi del romanzo: primo fra tutti la solitudine, quindi la povertà, l'infanzia negata, la violenza, la difficoltà del sopravvivere quotidiano, l'amore, la corruzione, le relazioni umane, il fascismo. Proprio quest'ultimo poco approfondito, ma anche qui si sa che nella serie lo sfondo storico sarà ampiamente ripreso. Si nota come le donne guardino avanti, mentre gli uomini sono fermi all'urgenza del presente. Un'ultima riflessione: questo è l'unico libro nel quale l'autore rappresenta (con infinita delicatezza e raffinatezza) una scena di sesso. Nel panorama della letteratura contemporanea è un pregio non da poco.
Si conclude il dibattito leggendo ad alta voce la nota Io e Ricciardi contenuta nell'edizione CentoAutori de L'omicido Carosino, dove si incontra, non senza emozione, un Ricciardi vivissimo.
La riunione si è svolta, come sempre, in un clima di intenso, appassionato scambio intellettuale.
Per l’appuntamento di mercoledì 7 marzo 2018 alle ore 17.00 si leggerà:
Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino
Per l’appuntamento di mercoledì 4 aprile 2018 alle ore 17.00 si stabilisce di leggere:
La famiglia Karnowsky di Israel Joshua Singer
 
Termine dell’incontro alle ore 19,00
 
Sofia Iaccarino