REPORT N. 50 - GDL LEGGEREZZA - La zia marchesa di Simonetta Agnello Hornby

Mercoledì 5 giugno 2019, ore 17.00
L incontro del Gruppo di lettura Leggerezza.
Saletta del piano terra – Biblioteca Lame.

Un romanzo sulla vita quotidiana dell'aristocrazia siciliana dell'Ottocento, nel periodo dell'unità d'Italia, del passaggio dal Regno borbonico ai Savoia piemontesi, della nascita dei primi fasci e quindi della mafia. Non è il Gattopardo, ma ne richiama tutte le suggestioni. La narrazione è viva, concreta, ricca di odori, di luci e profumi, comunque scorrevole e si distende su piani paralleli con la caratteristica di anticipare ogni volta quello che sta per accadere nel capitolo successivo. Lo stile è descrittivo, si presentano scene vivide che restano indimenticabili: quella della pigiatura così piena di sensualità, quella del barone che cucina per tutti un insolito intruglio nel pentolone fuori misura, quella della inutile ribellione dei braccianti al campiere devoto al padrone, quella di Costanza spiata dal marito mentre prepara i biscotti. Tante altre, emozionanti, sono il vero punto di forza di questa nuova saga familiare. Una scrittura visiva potente, quasi una sceneggiatura da film, offre quadri umani dai numerosi, accuratissimi particolari. Per qualcuno sono pesanti e la rendono farraginosa, barocca.

Il dialetto, usato in abbondanza, sia nei proverbi introduttivi ai brevi capitoli, sia disseminato un po' in tutto il parlato, benché faticoso da decifrare, arricchisce la lingua e la rende autentica; è funzionale al cunto, cioè al racconto tipico della tradizione siciliana, affidato ad Amalia, la balia che tutto conosce e sovrintende saggia alle vite dei suoi piccoli, Costanza come Pinuzza. Un dialetto genuino, non manipolato come quello di Camilleri.
I personaggi sono tanti, forse troppi, e colpisce subito la ricerca dei nomi, incredibili, evidentemente derivati dall'abitudine ai soprannomi, che col tempo si trasformano in cognomi davvero complessi. Ognuno è delineato con tratti originali. I servitori, sempre in ombra ma sempre attentissimi ad origliare i padroni, a coprirne le bravate, le femmine fedeli e disposte a consentire volontariamente a subire le voglie degli uomini di casa, sottomesse fino ad accettare lo stupro. I due fratelli Safamita si distinguono, per coraggio e testardaggine il primo, per grettezza e avidità l'altro; degni figli del loro padre. Gli altri nobili, opportunisti e abituati a vivere di eredità, non conoscono il lavoro e si barcamenano tra i piaceri e i debiti. Risaltano le figure della baronessa Assunta, intenta a comprarsi il benvolere delle monachelle nella speranza di diventare la prima beata della famiglia, del fidato cocchiere don Paolo, della serva Rosa eternamente vigilante, della levatrice presente nei momenti cruciali.
Bellissimo il rapporto tra il baronello Domenico e Costanza, una storia d'amore vero, nata da un altro amore, che culmina nel dialogo fondamentale in cui il padre insegna all'adorata figlia - non sua - che prima di tutto conta l'amore per se stessi: devi amarti. E' un concetto che, riferito a quei tempi, risulta molto moderno.
La protagonista, ostinatamente alla ricerca di un amore che le viene puntualmente negato, è la donna diversa, pericolosa, ribelle, i suoi diabolici capelli rossi la predestinano ad una vita di rinunce, si consola con quel talento naturale per la musica che non si capisce da dove provenga, mentre il marito Pietro è troppo occupato a trarre piacere da qualunque altra donna gli capiti a tiro. Un po' strega, un po' monaca, tanto nobile quanto popolana, la zia marchesa alla fine è una donna molto sola, resta l'unica a salvaguardare il nome e il patrimonio della famiglia destinato ai figli maschi che, si sa, valgono molto più delle fimmine, nate per suffriri.
L'originalità di questo libro sta nell'aver saputo svelare il ribollire di un magma di relazioni più o meno legali al di sotto di quella crosta superficiale di apparente staticità ed intransigenza in una società sottoposta a rigide regole di comportamento e di stratificazione di classi, un groviglio di rapporti insospettabile.
La chiusa è piuttosto drammatica e triste; il romanzo però è piaciuto molto a quasi tutti i lettori presenti e si esprimono apprezzamenti per l'autrice, avvocato dedito alla difesa dei diritti civili a Londra.

Per l’appuntamento di mercoledì 2 ottobre 2019 alle ore 17.00 si leggerà:
The giver - Il donatore di Lois Lowry

Si continua sul tema del piacere di leggere
PERCHE' PIACE UN LIBRO?
Bisogna precisare che quanto segue è opinione di poche delle persone presenti perché non tutte si sono espresse.
Il quesito appare di difficile soluzione, molteplici sono le variabili e le implicazioni per un assunto del genere, non esiste una risposta univoca. Spesso gli opposti sono altrettanto validi.
Un libro può costituire una mera utilità pratica o di studio, dai contenuti riconducibili a ristretti, specifici campi culturali.
Qui discutiamo, tra i numerosi generi letterari, prevalentemente della lettura di narrativa.
- Piace innanzitutto perché interessa, è vicino ai gusti, al background del lettore.
- Piace perché è bellezza, quando è dipingere con le parole e la scrittura è dotata di lessico originale, ricco, elegante senza essere ricercato o lezioso, ma anche quando lo stile è essenziale, quasi giornalistico, incisivo al punto che un solo aggettivo può contenere esattamente tutto il senso del dire, azione veloce.
- Piace se risuona con il sé profondo, se tocca corde nascoste, se dà una sensazione chiara a chi legge: sto bene. La soddisfazione è strettamente dipendente dallo stato d'animo del momento.
- Piace se riesce a far compiere al lettore un viaggio di totale evasione dalla realtà, che fa scattare l'immaginazione, che lo trasporta in un altrove fisico, emotivo, mentale; se riporta al passato, al ricordo, allora è il fascino della memoria che affiora.
- Piace se avvince, prende subito l'attenzione con il ritmo, la suspense, il non detto, la promessa non ancora definita, se sorprende in maniera inattesa.
- Piace quando suscita forti emozioni: gioia, divertimento, attrazione, ammirazione, compassione, eccitazione e paura, tristezza, dolore, ira.
- Piace per immedesimazione: si riconosce nel narrato il proprio vissuto, provoca nostalgia, dà consolazione, offre risposte o conferme, oppure, al contrario, si coltiva il sogno, l'illusione, l'aspirazione ad un impossibile stato irreale.
- Piace comunque perché è l'inconscio a registrare l'attrazione, immediata e immotivata. Solo dopo si instaurano e si sovrappongono tanti altri fattori che possono divenire oggetto di analisi.

Termine dell’incontro alle ore 19,30

Sofia Iaccarino