Storia di carte e biblioteche

La mia prima biblioteca si chiamava edicola, e i miei primi libri avevano il nome di giornalini. Avevo circa quattro anni e passavo ore e ore seduto su uno sgabellino accanto all'edicola della Cirenaica, all'angolo fra via Derna e via Bengasi, a leggere i fumetti che l'edicolante mi passava in cambio della guardia all'edicola quando andava a farsi un bicchiere al bar Ferri. L'unico inconveniente è che ancora non sapevo leggere. Però guardavo le figure, e quegli spazi a nuvoletta sopra Topolino o Pecos Bill mi suggerivano mondi inesplorati e ricchi di promesse.

Qualche anno dopo, i libri avevano preso il posto (mai del tutto, però) dei fumetti. Leggevo Salgari (ovviamente), Verne (poco, non mi è mai molto piaciuto), Dickens, e tutti quelli che si leggono a partire dai sette-otto anni.

Mio padre, che diceva di non avere mai letto un libro in vita sua, aveva cominciato, un paio di volte al mese, a portarmi a casa dei libri. Non ho mai saputo come se li procurava, o chi glieli procurava, e anche adesso non lo so. Però mi fece scoprire i due testi che cambiarono la mia vita: Martin Eden di Jack London e I Miserabili di Victor Hugo, naturalmente in edizione per ragazzi, con tante illustrazioni.

Mettevo insieme i soldi che mi passavano i miei, quelli del prete per i servizi funerari come chierichetto e quelli che mi regalava una ricca prozia (50 lire ogni bacio), poi andavo a piedi alla libreria Nanni e compravo i libretti grigi della BUR. Sceglievo in genere a seconda dei titoli, quelli che più mi ispiravano, senza sapere niente dell'autore. Credo di non essermi mai pentito delle mie scelte.

Ho dimenticato di dire che fin dalla più tenera età avevo imparato il gioco del poker. Non ricordo bene come si diffuse questo gioco nella mia piccola banda di amici, ma ben presto ci eravamo appassionati. Naturalmente, non disponendo di soldi, avevamo poste fatte di libri (pochi) e di fumetti (molti). Il giorno di Ognissanti del 1957 fu un brutto giorno: il mio full d'assi sbatté contro un fortunato colore di fiori, che, oltre ad alcuni Cucciolo, Pantera Bionda, Forza John e Il piccolo sceriffo, si portò via Le miniere di Re Salomone, nuovo fiammante e non ancora aperto.

Allora andavo alle medie Gandino, che avevano una sede distaccata in via Galliera. Due giorni dopo quella sventurata mano di poker, andando a scuola, passai davanti a una bottega che sembrava il risarcimento degli dei allo sfavore delle carte: era una biblioteca circolante. Fu la nuova sede dei miei desideri e delle mie curiosità. Quella biblioteca fu la prova tangibile, per me, dell'esistenza di Dio e del paradiso in terra. Da allora la mia vita è stata accompagnata dalle biblioteche, tanto che ho finito per sposarne una, la biblioteca della cineteca.